Recupero crediti B2B: le criticità dei pagamenti tra imprese
La concessione di credito di fornitura è uno degli strumenti commerciali principali da una parte ed il maggiore rischio per la liquidità aziendale dall’altra.
Quando ci si approccia al mercato B2B un’impresa difficilmente può contemplare una strategia di vendita che esuli dalla concessione di dilazioni di pagamento. I crediti di fornitura permettono infatti di ampliare il proprio bacino di utenza e acquisire un maggior numero di clienti grazie al servizio aggiuntivo reso. Dall’altra faccia della medaglia questa concessione di credito apre ad una percentuale di rischio fisiologica legata alla possibilità che quel credito diventi insoluto.
L’impatto dei crediti di fornitura sull’attività operativa delle imprese è decisamente alto se andiamo a rapportare questi sul totale delle vendite. Nel 2019 infatti ben il 52,9% delle vendite nel mercato B2B è stato fatto a credito, in aumento rispetto al 46% del 2018. Pur essendo questa percentuale superiore alla metà del totale delle vendite è comunque interessante vedere come la media dell’Europa Occidentale si attesta sul 60,4%.
Le imprese italiane concedono quindi meno credito ma condizioni di dilazione decisamente più ampie con un tempo medio 51 giorni (media europea 34 giorni). Di conseguenza sono più ampi anche i tempi di pagamento delle fatture che in Italia si attestano mediamente sui 69 giorni, rispetto ai 51 europei. Il ritardo nei pagamenti, secondo questi dati, si attesta quindi sui 18 giorni da scadenza fattura. Nel complesso ben il 31,3% dei crediti concessi risultano insoluti alla scadenza ed il 2,1% vengono infine dichiarati inesigibili.
Se guardiamo solamente il mercato B2B ed i crediti inesigibili vediamo come questa percentuale salga ulteriormente con il 2,6% di non recuperato. Questo dato è ancora più importante se paragonato all’1,7% del 2018 (Fonte: Barometro Atradius). Ma quali sono le principali cause di insoluto nel mercato B2B? Sicuramente uno dei rischi maggiori per chi concede un credito ad un’altra impresa è il suo fallimento.
I dati relativi alle crisi di impresa per il 2019 sono fondamentalmente in linea con l’anno precedente con 90.649 imprese uscite dal mercato attraverso procedura concorsuale o liquidazione volontaria (+0,4% rispetto al 2018). Il dato positivo visto però nel primo semestre dello scorso anno è stato frenato dai risultati del secondo semestre che hanno fatto registrare un +4,7% in Q3 e +2,6% in Q4. Questi ultimi dati hanno inoltre interrotto il trend di miglioramento che durava da ben 15 trimestri consecutivi.
Se si vanno ad analizzare i soli fallimenti vediamo come il dato è leggermente inferiore rispetto al 2018 con 11.096 imprese fallite (-1%). Interessante è vedere come questa diminuzione lieve è dovuta perlopiù alle società di capitali che hanno fatto registrare un aumento dell’1,9%, contro società di persone (-8,3%) e Ditte individuali/Altre forme (-10,9%). Questi dati legati anche alla responsabilità limitata delle società di capitali rispetto alle altre forme devono sicuramente far riflettere le società che concedono credito.
In quest’ottica una gestione dei crediti insoluti oculata con un’azione tempestiva sulle imprese che danno i primi segnali di crisi diventa indispensabile per tutelare la propria liquidità aziendale. Un approccio multicanale nella gestione dei solleciti e del recupero stragiudiziale più avanzato diventa quindi imprescindibile. Grazie alle partnership con società di recupero crediti specializzate nella gestione dei crediti commerciali questa modalità di azione, personalizzata e modulare, è percorribile da qualsiasi tipologia di impresa.
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