Fatture non pagate nel B2B: ritardo o credito commerciale insoluto?
I numeri del 2019 in termini di economia reale, ritardi nei pagamenti, relativi potenziali crediti insoluti e le differenze a livello territoriale delle imprese italiane.
Giunti quasi al termine del secondo semestre 2019 arriva il consueto rapporto dell’Istat che, tra i vari fattori relativi a crescita e sviluppo, prende in considerazione la misura del PIL e le sue previsioni come punto di partenza. Le prospettive in questo caso non sono certamente rassicuranti con un PIL nel secondo trimestre che si prospetta stagnante o addirittura, con il 65% di probabilità, negativo. Non era andata tanto meglio il primo semestre con un aumento dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti ma un -0,1% rispetto allo stesso periodo del 2018. A livello europeo la situazione non è del tutto diversa e a risentirne sono le stesse imprese italiane che vedono un calo proprio nelle esportazioni oltre che nella spesa interna per consumi.
Ma quanto questa stagnazione tendente al basso influisce nella gestione ordinaria e giornaliera delle imprese italiane? L’analisi dei ritardi nei pagamenti per il primo trimestre di quest’anno danno già una risposta abbastanza significativa con un aumento generale dei soggetti che pagano in ritardo le proprie fatture commerciali. Se andiamo infatti nello specifico vediamo che da una parte si riscontra un aumento del 6% delle imprese con ritardi di pagamento oltre i 30 giorni e del 2,5% per i ritardi entro il mese, e dall’altra una riduzione dei pagatori puntuali entro la data di scadenza fattura (-5,2%).
Se si entra poi nel dettaglio delle differenze territoriali è purtroppo una conferma la differenza sostanziale tra nord e sud, dovuta sia ad un aspetto economico-finanziario sia ad aspetti comportamentali a livello aziendale. Questi aspetti legati poi alla tipologia di settore presente sul territorio contribuiscono infatti a queste differenze, con regioni come la Lombardia che fanno registrare un 45,6% di aziende virtuose e che quindi rispettano le proprie scadenze ed una come la Sicilia dove gli stessi virtuosi rappresentano solo il 17,1% del totale delle imprese analizzate.
Ultimo approfondimento da integrare per avere una panoramica completa della problematica legata ai crediti commerciali è quella legata ai settori merceologici ed ai loro risultati in termini di puntualità nel ripagare i propri debiti commerciali. In questo senso si conferma come il più rischioso di dilazioni il commercio al dettaglio dove ben il 17% delle imprese ritardano i propri pagamenti oltre i 30 giorni. Da questo punto di vista è facile intuire come siano proprio gli operatori del Commercio all’ingrosso a pagare i costi dei ritardi dei colleghi del dettaglio (Fonte: Cribis).
I costi appena citati poi non si fermano chiaramente al solo ritardo nel pagamento con relativa mancanza di liquidità aziendale ma possono avere un’evoluzione ancor più dannosa. E’ infatti dal ritardo grave che scaturisce poi un credito insoluto, il quale ha appunto una probabilità di diventare tale proporzionale alla sua anzianità in termini di scadenza fattura. Il ruolo di chi gestisce il credito all’interno delle imprese, siano esse strutturate e con uffici preposti, siano esse micro e piccole imprese, è proprio quello di anticipare la trasformazione di un ritardo nel pagamento di una fattura in un vero e proprio insoluto.
Per fare ciò è fondamentale la condivisione degli obiettivi con società specializzate nel recupero crediti commerciali ed il continuo lavoro di monitoraggio e aggiornamento del proprio portafoglio crediti. Un’azione tempestiva dal punto di vista stragiudiziale ed una più approfondita che porta fino al recupero giudiziale sono infatti le uniche armi in possesso delle imprese per tutelare la propria liquidità e di conseguenza preservare la possibilità di crescita e, purtroppo spesso, anche solo di sopravvivenza.
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