Crisi di Impresa e gestione del credito: cosa cambia per le PMI
Le novità previste dal nuovo Codice della crisi d’impresa in termini di gestione interna degli insoluti e dei crediti di fornitura per le imprese.
La pandemia, tra i vari interventi legislativi di sospensione, come le moratorie sui prestiti e il blocco dei licenziamenti, ha fatto slittare una delle più importanti riforme degli ultimi anni in tema aziendale: la riforma fallimentare. L’entrata in vigore del cosiddetto nuovo Codice della crisi di impresa era infatti programmata per il 15 agosto 2020, data poi portata al 1° settembre 2021.
COSA CAMBIA PER LE PMI
Ma cosa prevede la riforma e quali sono gli impatti per le aziende italiane? Le implicazioni operative sono sicuramente tante e passano dai nuovi assetti organizzativi da implementare alle responsabilità per gli amministratori di Srl, fino alla creazione di una nuova fase all’interno della crisi: l’allerta. L’insieme di tutti questi aspetti avrà sicuramente due impatti importanti: interni ed esterni. Le principali novità interne saranno sicuramente legate all’organizzazione delle aziende che saranno obbligate a una serie di modifiche della propria struttura sia societaria che operativa e organizzativa. Quelle esterne saranno invece legate a quanto gli impatti interni su ogni singola azienda cambieranno il modo di approcciarsi alla concessione di crediti di fornitura nel mondo B2B.
GLI IMPATTI INTERNI ALLE AZIENDE NEL NUOVO CODICE DI CRISI
A livello organizzativo e gestionale sono varie le implicazioni che porteranno le aziende a gestire le proprie crisi in maniera differente dal passato. L’obiettivo di questa riforma è proprio quello di anticipare l’arrivo di una crisi per salvare più aziende possibile dall’uscita dal mercato. In quest’ottica troviamo il primo degli interventi, già entrato in vigore nel 2019 con scadenza al 31/12/2019, che è l’obbligo anche per le Srl di inserire un sindaco o un revisore se supera per due esercizi consecutivi uno dei tre seguenti limiti: 4 mln di attivo, 4 mln di ricavi da vendite, 20 dipendenti (media). L’inerzia su questa indicazione porta alla nomina di un sindaco d’ufficio da parte del Tribunale. Sulla base degli indicatori definiti dal CNDCEC (Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili) saranno proprio questi organi a dover controllare e segnalare eventuali allerte di crisi. Parallelamente gli altri soggetti che possono segnalare eventuali allerte sono i cosiddetti Creditori pubblici certificati (Agenzia delle Entrate, INPS, Ente della Riscossione).
GLI IMPATTI ESTERNI PER LE AZIENDE CHE CONCEDONO CREDITI DI FORNITURA
Nel paragrafo precedente abbiamo citato solo alcune delle implicazioni che la riforma ha portato a livello organizzativo e che riguardano la totalità delle aziende italiane. D’altra parte, questa nuova gestione delle crisi e delle insolvenze a livello legislativo porterà fisiologicamente degli impatti anche per le aziende che concedono crediti di fornitura, in termini di gestione del credito in fase preventiva e di recupero crediti. A livello macro i possibili impatti su questo mercato potrebbero essere diversi: aumento dei concordati in bianco e dei fallimenti in proprio prima del 1/9/2021, frazionamento e trasformazioni societarie per non superare le soglie per la nomina di organi di controllo, probabile aumento del costo e maggiore difficoltà nell’accesso al credito di fornitura e alternativo.
COME APPROCCIARE ALLA GESTIONE DEL CREDITO DAL 1° SETTEMBRE 2021
La gestione del credito e il ruolo del Credit Manager in questa nuova situazione saranno senza dubbio fondamentale. Da una parte la struttura organizzativa interna adatta presuppone l’adozione di tutta una serie di azioni a livello operativo che riguardano il monitoraggio dei crediti, nuovi modelli di prevention e nuove strategie di gestione del credito. È in questo senso che una gestione più attenta degli insoluti, con un affidamento tempestivo alla fase di recupero stragiudiziale, e una capacità di mediazione maggiore saranno gli obiettivi principali di chi si occupa del credito in azienda. In questo senso tutto ciò che può trasferire verso l’esterno il ruolo attiva dell’azienda nella gestione degli insoluti permette di raggiungere entrambi gli obiettivi: capacità organizzativa interna e miglioramento della liquidità commerciale. In questo senso le partnership con società di recupero crediti strutturate, sia per le aziende con un ufficio dedicato al credito sia per quelle meno strutturate, permette di raggiungere un’organizzazione adatta ad affrontare la riforma in tempi ridotti e con nuove competenze e professionalità specifiche.
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