Crediti commerciali: volumi, tempi medi e ritardi nel 2021
L’evoluzione dei crediti commerciali e della loro gestione nell’ultimo anno e mezzo per il mondo PMI e le strategie di tutela dal rischio di crediti insoluti.
Come sappiamo, uno dei principali finanziatori delle imprese italiane sono proprio loro, le stesse imprese, grazie alla concessione di crediti commerciali per forniture di beni e servizi. Per quantificare il volume di crediti in Italia, dai bilanci 2020 si attesta che questi ammontino a 240 miliardi di euro. Lo strumento dei crediti commerciali ha visto un aumento costante dal 2016 con un leggero calo proprio nell’anno della pandemia. Se andiamo però a vedere la percentuale di crediti commerciali sul fatturato, questa è aumentata nell’ultimo anno, passando dal 25,1% al 27,2%. Un segnale di come siano proprio le imprese ad aver svolto un ruolo importante nella loro stessa resilienza alla crisi.
Tempi di pagamento in calo
Ciò che invece è cambiato nella concessione di crediti commerciali di fornitura è l’aumentata prudenza da parte delle imprese, già nella fase di definizione dei tempi di pagamento delle fatture. Le PMI italiane sono infatti passate da una scadenza media di 60,3 giorni del 2020 a 57,5 giorni del 2021; per avere un riferimento storico della sua evoluzione nel 2012 i giorni di pagamento medi erano 65,7. E’ chiaro poi che i tempi concessi cambino a seconda dei settori di appartenenza, con differenze importanti tra settori, come le Costruzioni (67,7 giorni), l’Industria (63 giorni) o l’Agricoltura (47,7 giorni).
Migliorano i ritardi nei pagamenti
Di fronte a una leggera contrazione dei tempi di pagamento le PMI italiane hanno reagito molto bene nel 2021, diminuendo i giorni medi di ritardo sui pagamenti, in alcuni casi riportandoli al periodo pre-covid. Il picco di 11,7 giorni di ritardo toccato nel 2020 è stato infatti ampiamente colmato, tornando a un livello di 8,3 giorni nell’anno in corso e migliorando il 9,5 del 2019. Se si entra nel dettaglio dei settori, vediamo come le Costruzioni siano state quelle con le performance migliori (da 13,7 a 8,5 giorni), seguite dai servizi che sono passati dai 14,2 giorni del 2020 ai 10,4 del 2021. In generale tutti i macro-settori hanno visto un miglioramento, sintomo della volontà da parte delle imprese di rispettare i propri impegni a livello commerciale.
Il rischio di credito per le PMI
Stando ai dati appena citati, la situazione delle imprese italiane nella gestione dei crediti commerciali sembrerebbe tornare alla normalità. Ciò è sicuramente vero e ci si aspetta un proseguo positivo nel 2022, ma non bisogna allentare la presa e perdere di vista la propria sicurezza operativa e di liquidità. I dati sulla rischiosità delle imprese ci mostrano infatti che le aziende a rischio e vulnerabili sono passate dal 43,5% del 2020 al 40,2%, ma stiamo pur sempre parlando di 4 aziende su 10 che potrebbero essere vulnerabili o addirittura a rischio default (Fonte Rapporto PMI, Cerved).
La gestione crediti commerciali come arma per crescere
Con una rischiosità che resta alta nel mondo B2B, la gestione dei crediti commerciali non può prescindere da una credit policy ben definita che parta da una fase preventiva, prosegua per un monitoraggio costante per poi agire a livello differenziato nel recupero crediti insoluti. In quest’ottica sono sempre più strategiche le partnership con società di gestione crediti strutturate che siano in grado di affiancare le PMI in tutte le fasi di credit management. Un mix tra attività svolte internamente e l’esternalizzazione di particolari azioni, che necessitano di specifiche expertise, si stanno rivelando sempre più un’arma importante per il miglioramento della liquidità aziendale, benzina delle imprese per le nuove sfide che ci attendono.
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