Centrale rischi e recupero crediti: la classificazione degli insoluti
La gestione del portafoglio di crediti insoluti secondo la classificazione della Centrale rischi e l'importanza del recupero crediti per aumentare la concessione di nuovo credito.
Gli Istituti di credito italiani sono obbligati a segnalare, oltre alle transazioni generali con i propri clienti, tutti i crediti insoluti in essere alla Centrale Rischi di Banca d’Italia. Questo valore influisce poi sulla possibilità dell’ente di poter erogare nuovo credito a privati e aziende. I crediti insoluti in questione hanno diversi livelli di “gravità” che dipendono da vari fattori, dove l’anzianità del credito è il principale indicatore. Procedere al recupero del credito in maniera tempestiva tenendo in considerazione le diverse fasi diventa quindi fondamentale.
GLI SCONFINI/INSOLUTI DA 30 A 180 GIORNI
In questa categoria rientrano tutti pagamenti in ritardo fino a 180 giorni dalla scadenza del pagamento della rata (si parla esclusivamente di crediti finanziari/bancari). Chiaramente all’interno di questa categoria rientrano diversi sottogruppi che si differenziano per la loro gravità. Fino ai 30 giorni di ritardo la segnalazione è infatti di scarsa rilevanza e non rappresenta un danno per il debitore, mentre tra i 30 e i 90 l’insoluto verrà segnalato in Centrale Rischi ma senza modifiche al rapporto con il cliente. Tra i 90 e i 180 giorni invece il ritardo sarà ufficialmente classificato come scaduto, fino ad arrivare alla soglia dei 180 giorni oltre la quale il ritardo diventa effettivamente un incaglio.
I CREDITI INSOLUTI CHE DIVENTANO INCAGLI
Oltre al fattore tempo i cosiddetti incagli si manifestano nel momento in cui si presentano una serie di condizioni. La prima è che sia presente una notifica del pignoramento in un mutuo ipotecario legato ad acquisto di abitazione civile. La seconda presuppone l’esistenza contemporanea di due condizioni: inadempimenti continuati su un credito al consumo per più di 150 giorni (su massimo 3 anni di durata), 180 giorni (sopra i 3 anni) o 270 giorni per tutti gli altri casi; esposizione superiore a 100 euro e che rappresenti l’1% del totale del credito (privati e piccole imprese) o superiore a 500 euro e rappresenti l’1% del totale (per le imprese più grandi).
LA RISTRUTTURAZIONE DEI CREDITI IN INCAGLIO
Nel momento in cui un credito viene definito come in incaglio l’Istituto bancario può chiaramente provare a farlo tornare in bonis cercando di rinegoziare l’esposizione e le condizioni di pagamento. Nel caso in cui questa ristrutturazione non migliori la situazione del debitore e, in base alle nuove condizioni, avvenga un ulteriore ritardo per più di 30 giorni dalla nuova scadenza il credito può essere passato direttamente nella categoria delle sofferenze.
LA TRASFORMAZIONE IN UTP/NPL E LA MESSA A PERDITA
Il passaggio intermedio tra incaglio e credito deteriorato è quello dei cosiddetti Unlikely to Pay (UTP) che rappresentano delle inadempienze probabili che restano nel limbo e mantengono una possibilità di ritornare in bonis, anche attraverso l’investimento in termini di rilancio produttivo dell’impresa debitrice. Se anche questo step non porta a un recupero, se pur parziale, della posizione, si arriva purtroppo ai cosiddetti Non Performing Loans (NPL) e quindi al passaggio a sofferenza. Ultimo step è invece la messa a perdita del credito, il quale viene definitivamente cancellato dalla Centrale Rischi perché ufficialmente non più esigibile. Questa cancellazione non influisce però sul debitore che sarà comunque segnalato in Centrale Rischi sia con la precedente trasformazione in sofferenza che con quella della messa a perdita. Solo dopo 36 mesi queste segnalazioni non saranno più visibili dagli altri Istituti di Credito in sede di valutazione dell’affidabilità creditizia.
LA GESTIONE DEL RECUPERO CREDITI BANCARI
Come abbiamo visto sono diversi gli step che un insoluto attraversa all’interno delle Banche e delle Finanziarie e ognuna di queste fasi determina il loro livello di NPE ratio e di capacità futura di poter concedere credito. D’altra parte, anche le imprese devono conoscere questi aspetti per poter gestire al meglio la loro liquidità, anche attraverso il recupero dei crediti di fornitura. In entrambe i casi le partnership con società di recupero crediti strutturate sia per il recupero stragiudiziale che per quello giudiziale diventano uno strumento strategico per gli Istituti di crediti per mantenere un portafoglio crediti sano. D’altra parte, le imprese, grazie al recupero crediti e all’aumento della liquidità, possono avere costante accesso al credito, soprattutto in un periodo di ripartenza come quello che ci aspetta.
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