Calcolo interessi moratori: regole per i crediti commerciali
Come si effettua il calcolo interessi moratori nei rapporti commerciali tra imprese e come gestirli in caso di insoluti e affidamento al recupero crediti
Nel commercio tra imprese lo strumento del credito di fornitura è imprescindibile e la sua gestione, sia con clienti che con fornitori, rappresenta una delle principali leve in mano alle aziende per ottimizzare la liquidità e l’operatività. I ritardi nei pagamenti sono però ugualmente fisiologici nel mondo B2B e spesso utilizzati in maniera volontaria per migliorare la propria bilancia commerciale e il proprio cash-flow. È in questo senso che il Legislatore ha voluto intervenire sul calcolo interessi moratori, principalmente attraverso il Decreto 231/2002.
La normativa che definisce gli interessi moratori tra imprese
La tutela del creditore è infatti alla base prima del Decreto 231 e poi del 192 (2012), in attuazione delle rispettive Direttive Europee, per sostenere soprattutto la categoria delle PMI, messe in ginocchio dalle modalità di pagamento di grandi imprese e pubbliche amministrazioni. Gli unici ambiti in cui oggi questi decreti non si applicano sono quelli dei contratti di subfornitura, dei contratti di trasporto e di quelli di cessione di beni agroalimentari, in quanto già più favorevoli per il creditore rispetto alle nuove disposizioni. In merito al calcolo interessi moratori, l’art.5 del Decreto 231 dispone che, in caso di ritardo nel pagamento, il debitore debba corrispondere degli interessi di mora a un tasso considerevolmente più alto rispetto a quello previsto dall’art. 1284 del Codice civile.
Il tasso di interesse moratorio su crediti commerciali nel 2022
Nello specifico il Decreto dispone che il tasso di interesse di mora sia superiore di 8 punti percentuali rispetto al tasso attuale dei principali strumenti di finanziamento definiti dalla BCE. Il tasso di interesse moratorio ha visto il suo picco nel I° semestre 2008 quando il tasso BCE si attestava al 4,20% che, maggiorato di 7% (solo con il Decreto 192, entrato in vigore da gennaio 2013, si è passati all’8%), era arrivato a ben l’11,20%. Dopo un costante calo il tasso BCE equivale però allo 0% ormai dal 2016, il che rende il tasso di interesse moratorio al II° semestre 2022 fermo all’8%.
Calcolo interessi moratori e recupero crediti insoluti
Una volta definito il tasso di interesse c’è da definire come il creditore debba applicare questo tasso e cosa gli spetti in fase di recupero del credito. A livello di “capitale” su cui calcolare l’interesse, questo è relativo esclusivamente al valore della fattura scaduta e non all’intero valore dell’ordine/bene, in caso di pagamento definito a più rate. Essendo un tasso annuale, il calcolo interessi moratori varierà a seconda dei giorni di ritardo dalla data di scadenza fattura. Per fare un esempio numerico, un ritardo di 40 giorni su una fattura di € 1000,00 a un tasso dell’8% implicherà un interesse nominale di [(0,08/365) x 40] x 1000 = € 8,77.
Al creditore anche il rimborso dei costi dell’attività di recupero crediti
Sempre il Decreto 231, oltre alla definizione degli interessi moratori, dispone che il Creditore abbia diritto al rimborso delle spese sostenute per recuperare quel credito. Viene definito un importo forfettario di € 40,00 per coprire i costi amministrativi e gestionali dell’attività di recupero svolta internamente. Spesso però gli insoluti non sono così facilmente recuperabili internamente e sono necessarie delle competenze tecniche e di mediazione che solo società specializzate nella gestione dei crediti insoluti posseggono. Per favorire una gestione ottimale della fase di recupero il Legislatore ha definito ugualmente rimborsabili tutti i costi sostenuti dal Creditore verso la società di credit management che lo ha supportato nella fase stragiudiziale e giudiziale di recupero dei propri insoluti. In questo modo l’azienda può dedicarsi alla propria attività operativa principale ed esternalizzare un’attività complessa come quella del recupero crediti
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