Rischio di credito per le imprese: l’impatto sugli insoluti
Rischio di credito nel mondo delle imprese commerciali. I dati del 2022 e come gestire i crediti insoluti in maniera strategica negli scambi B2B.
Gestire un’azienda nel contesto attuale, tra aumento dei costi dell’energia, inflazione e instabilità politica, diventa sempre più complesso. Insieme alla gestione operativa e dei propri costi per mantenere la redditività, è necessario infatti valutare accuratamente il rischio di credito che i propri clienti possono causare. Periodi instabili portano infatti a rischi non solo verso i nuovi clienti ma anche su quelli attuali e consolidati.
Fallimenti in calo nel I semestre 2022
I dati del primo semestre 2022 mostrano come, da una parte, ci sia stata una ripresa e un consolidamento delle imprese italiane con una riduzione del 20% delle procedure fallimentari rispetto allo stesso periodo del 2021. A livello numerico sono 3957 i nuovi fallimenti registrati nei tributari fallimentari in Italia con una riduzione dello stock dell’11% (64000 procedimenti pendenti) rispetto allo stock di giugno 2021 (Fonte: Cherry Sea).
Aumenta il rischio di credito tra le imprese
I dati relativi ai fallimenti che, come sappiamo, sono relativi a situazioni di medio-lungo corso, vengono controvertiti da quelli relativi al rischio di credito delle imprese italiane e alla sua variazione nel primo semestre 2022. Se si prendono in considerazione i dati relativi ai livelli di rischio delle aziende vediamo come le imprese considerate a rischio default, dopo il picco negativo raggiunto nel 2020 (21,7%) e il miglioramento del 2021 (14,4%), siano nuovamente aumentate arrivando al 16,1% nel primo semestre 2022. Anche il cluster delle imprese vulnerabili aumenta passando dal 30,1% al 32,6%. A livello settoriale sono le Costruzioni il macro-settore più rischio (17,6% di imprese a rischio default sul totale), seguito dai servizi (16,7%) con HoReCa e Trasporti tra i principali comparti (Fonte Cerved).
Anticipare gli insoluti nella gestione del portafoglio clienti
Davanti a un’aumentata rischiosità delle imprese, chi opera nel mercato B2B e concede crediti di fornitura non può prescindere da due metodi di prevenzione. Il primo è sicuramente quello dell’aumento dei controlli in fase di prevention, grazie alla valutazione dell’affidabilità commerciale dei nuovi potenziali clienti. A questo aspetto si aggiunge la gestione degli attuali clienti che, spesso, viene sottostimata per il rapporto consolidato già esistente. Analizzare i rischi settoriali, unitamente ai comportamenti di pagamento, permette di comprendere le differenze tra ritardi di pagamento fisiologici e potenziali insoluti. Anticipare la fase stragiudiziale, con il supporto di società specializzate, sulle posizioni più rischiose è una strategia che negli ultimi due anni sta permettendo a molte aziende di migliorare le proprie performance di incasso.
Il recupero stragiudiziale in outsourcing come prima arma per migliorare il cash-flow
L’approccio a un maggior contatto con i propri clienti e l’anticipo del recupero stragiudiziale sono state le principali strategie dei Credit Manager italiani nel 2020 e nel 2021 (Fonte: Osservatorio Credit Manager Abbrevia-ACMI). Definire strategie condivise con partner specializzati è la via per ottimizzare il capitale circolante senza ledere l’operatività finanziario-amministrativo. In aggiunta al recupero stragiudiziale sono entrati poi nuovi approcci ancora più precoci e soft, come la courtesy call, attività di contatto gentile con il cliente a pochi giorni dalla data di scadenza fattura per offrire supporto e raccogliere informazioni legate ai motivi del ritardo. Una scrematura dei crediti a step permette di ottimizzare le forze per le posizioni più rischiose. Con l’aumento del rischio, proseguire su questa strada sarà sicuramente una delle strategie per i prossimi mesi.
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