Cessioni crediti pro soluto e Decreto Cura Italia 2020
Le opportunità per le PMI con crediti inesigibili in bilancio e la trasformazione in credito di imposta prima della chiusura dell’esercizio in corso.
Quando si entra nell’ultimo trimestre dell’anno è inevitabile per le Imprese pensare già in ottica prospettica per l’anno successivo e soprattutto tirare le somme dell’anno che si sta concludendo. Il 2020 entrerà sicuramente negli annuali della storia economica italiana e raggiungere l’obiettivo di poter ripartire nel 2021 non sarà così scontato per migliaia di imprese italiane colpite dalla crisi.
All’interno del bilancio aziendale una voce importante, soprattutto per alcuni settori, è quella dei crediti vs clienti. Se è vero che da una parte i crediti commerciali sono una liquidità differita che va a migliorare il capitale circolante netto, dall’altra sono soggetti ad un certo livello di rischio di insolvenza dei propri debitori. Per procedere al recupero del credito esistono poi diverse fasi, dal recupero stragiudiziale a quello legale. Una volta terminati questi step il credito viene considerato inesigibile dall’impresa. Ma quando la definizione di credito inesigibile combacia con quella descritta dai principi contabili che permette la portata a perdita in fase di redazione del bilancio?
GLI ELEMENTI CHE RENDONO UN CREDITO INESIGIBILE
All’interno del T.U.I.R. (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) l’articolo 101, comma 5, definisce i requisiti per poter portare a perdita un credito. Un ulteriore elemento utile per poter ritenere un credito inesigibile è l’irreperibilità comprovata da parte del debitore e quindi l’impossibilità di mettersi in contatto con quest’ultimo. Altro aspetto è invece la certezza dell’insolvibilità del credito o, nel caso di debitore residente all’estero, ci siano delle evidenti difficoltà nella sua gestione. Altro fattore è quello del valore del credito, che, se di entità modesta (oltre i limiti definiti dall’art. 101, comma 5), permette la portata a perdita. Infine, sono soggetti a portata a perdita anche i casi in cui il debitore non può essere assoggettato a procedure concorsuali.
LA CESSIONE DEL CREDITO PRO SOLUTO
Tra le diverse opzioni di gestione dei crediti inesigibili una delle possibilità più interessanti per le PMI è quella della cessione crediti pro soluto. Grazie alla cessione pro soluto, differente dalla soluzione pro solvendo nella quale il rischio di credito rimane in capo al cedente, è possibile ripulire il bilancio dai crediti considerati deteriorati. La circolare 26/E del 1° agosto 2013 dell’Agenzia delle Entrate, a seguito del D.L. 22/6/2012 convertito nella L. 134/2012, definisce infatti la possibilità di dedurre fiscalmente le perdite derivanti dalla cessione a terzi dei crediti. Inoltre, il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze 2 aprile 2015 n. 53, ha inserito tra i soggetti abilitati a svolgere le pratiche relative alla cessione crediti le Società di gestione e recupero del credito.
IL DECRETO CURA ITALIA E LA TRASFORMAZIONE DEI CREDITI IN CREDITO D'IMPOSTA
Tra le diverse azioni messe in atto dal Governo in questi mesi di emergenza, sanitaria prima ed economica poi, il Decreto Cura Italia introduce un nuovo strumento utile a migliorare la liquidità delle imprese. Nello specifico l’art. 55 definisce la possibilità di monetizzare le attività delle imposte anticipate trasformando una percentuale dei crediti ceduti in credito di imposta utilizzabile all’interno dell’esercizio. I crediti inclusi in questa disposizione devono essere scaduti da più di 90 giorni, e appartenere ad uno dei seguenti componenti: le perdite fiscali non ancora scomputate dal reddito imponibile ex art. 84, TUIR e i benefici ACE non ancora fruiti e riportati in avanti.
I VANTAGGI DELLA CESSIONE PRO SOLUTO E DELLA TRASFORMAZIONE IN CREDITO D'IMPOSTA
Dal lato pratico quindi quali sono i vantaggi relativi alla cessione crediti pro soluto e quelli aggiuntivi da Decreto Cura Italia? In generale attraverso la cessione si può ottenere un primo beneficio fiscale relativo al minore reddito imponibile a bilancio ed alla deduzione dei crediti ceduti. In aggiunta la possibilità, grazie all’eliminazione di crediti non recuperabili, di redigere un bilancio trasparente migliorando la posizione finanziaria netta dell’impresa e la sua affidabilità verso finanziatori esterni. La trasformazione di una parte dei crediti ceduti in credito d’imposta permette invece di sfruttare quel credito per compensare altre imposte relative all’esercizio in corso, destinando la liquidità a investimenti e operatività ordinaria.
LA SIMULAZIONE PRATICA DEL RISPARMIO ECONOMICO/FISCALE
Per fornire un esempio numerico ipotizziamo un valore del credito ceduto di € 100.000,00. Di questi il 20%, grazie al decreto, diventano la base per il calcolo del credito di imposta. Sul 20%, equivalente quindi a € 20.000,00, viene quindi applicato il 24% (IRES) che definisce l’importo finale del credito di imposta recuperato, per un valore totale di € 4.800,00. A questo vantaggio si va aggiungere il 24% di IRES non dovuta sul valore totale del credito ceduto (€ 100.000,00) per un risparmio fiscale di € 24.000,00. Il beneficio fiscale finale in questa simulazione equivale quindi a € 28.800,00.
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