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Recupero crediti imprese: il mercato B2B e la durata dei fallimenti in Italia

I tempi del recupero crediti giudiziale tra imprese in fallimento variano anche rispetto alla territorialità.
19/06/2019
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Il recupero crediti tra imprese rappresenta in Italia una percentuale ridotta dell’intero mondo del recupero, dominato dai crediti bancari e finanziari e dalle grandi società di energia e telecomunicazioni che per numero di pratiche ed importi hanno una concentrazione più elevata sul mercato B2C e quindi sui crediti a privati. Nel 2018 solo il 20% dei crediti affidati al recupero era infatti relativo ad imprese, contro il 74% di crediti verso privati ed il 6% verso le PA. A livello di importi sale leggermente la percentuale sul totale con il 31% del totale degli importi affidati riferiti ad imprese debitrici, dato connesso al maggior valore del ticket medio che arriva a € 2.719,00 contro i € 1.614,00 del B2C (Fonte: Rapporto Unirec 2019).

Se si vanno poi ad analizzare le performance delle due tipologie di debitore è facile intuire come ogni categoria di credito presenti le sue peculiarità e problematiche; sono infatti abbastanza simili le performance per entrambe, sia per numero di pratiche recuperate (36% nel B2B contro il 33% nel B2C) che per importi (10% nel B2B contro il 9% nel B2C). Se a livello di privati le difficoltà sono strettamente legate alla reperibilità e solvibilità del soggetto debitore, in ambito di crediti verso le imprese entrano in gioco altri fattori tra cui il possibile fallimento del soggetto giuridico sul quale il credito è vantato.

Ma quali sono le tempistiche relative ai fallimenti in Italia? E quanto questi influiscono sul valore dei crediti affidati al recupero giudiziale? A livello di procedimenti chiusi i risultati del sistema giudiziario italiano fanno registrare un leggero miglioramento con 14.400 fallimenti chiusi, con un +2,8% rispetto al 2017 e ben un + 30% rispetto agli 11.000 del 2015. A fronte di un aumento del numero di fallimenti chiusi migliorano anche i dati relativi alla durata di un fallimento che si accorciano di 4 mesi passando dai 7 anni e 5 mesi del 2017 ai 7 e 1 mese del 2018; il picco negativo in questi termini si era raggiunto nel 2010 con una durata media di 8 anni e 8 mesi.

Se si va poi ad esplodere il dato a livello territoriale, a parte alcune eccezioni, si conferma la maggior velocità delle procedure di fallimento al nord rispetto al sud. Sud e Isole fanno infatti registrano una durata media di 9,6 anni contro il picco in positivo del Nord-Ovest che arriva invece a 5,7 anni; a livello regionale i due estremi sono il Molise con 12,5 ed il Trentino Alto Adige con 5,2 anni. Altra suddivisione interessante è quella relativa alla durata dei fallimenti per settore dell’impresa fallita che vede Industria e Agricoltura arrivare a 8 anni di media; a seguire le Utilities con 7,9, le costruzioni con 7,5 ed i servizi con 6,5 anni.

Una volta individuata la durata dei fallimenti è interessante analizzare quanto questi, ed in generale le procedure legate al recupero del credito su debitori in fase di fallimento, possano influire sul valore dei crediti. Ipotizzando un portafoglio crediti in sofferenza del valore di 100 euro il suo valore di realizzo cambia sostanzialmente a seconda della territorialità e quindi del tribunale che gestisce i relativi fallimenti. Si passa da un valore massimo di € 21,90 per Crotone e € 21,50 di Bolzano ai € 9,10 di Messina. Stessa analisi può essere sviluppata in caso di portafogli legati ad esecuzioni immobiliari in fase di recupero giudiziale, con un valore di realizzo che parte dai € 27,70 di Crotone ed i € 27,20 di Bolzano ed arriva al picco negativo di € 5,00 per i pignoramenti presso il Tribunale di Messina (Fonte: Osservatorio 2019 Cerved-La Scala).

La presentazione di questi dati è sicuramente utile ed esplicativa per descrivere le caratteristiche e le problematiche del sistema giudiziario italiano che comunque si dirige verso un lieve miglioramento. D’altra parte la stessa fa intuire come sia rischioso attendere la fase di recupero giudiziale e addirittura il fallimento dell’impresa per attivarsi al recupero crediti tra imprese. E’ chiaro che sia fisiologicamente impossibile anticipare i fallimenti ed eliminare completamente il rischio di entrare in questo circolo temporale dannoso per il creditore. Attuare una politica di gestione del credito che copra tutte le fasi, da quella stragiudiziale a quella legale, attraverso la partnership con società di recupero specializzate in tutto il ciclo di recupero, è sicuramente una strategia utile per migliorare le performance in ambito credito commerciale.

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